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lunedì 6 ottobre 2014

Cyberwar e UCAV

Qualche tempo fa è scoppiato il caso Snowden, il cosiddetto "datagate" che ci ha dimostrato come i nostri sistemi telematici non sono al sicuro da violazioni esterne.
Gli Usa, nonostante siano il nostro maggiore alleato, ascolta, controlla, registra le comunicazioni di politici e di semplici cittadini con la giustificazione di voler "intercettare" eventuali comunicazioni sospette.
Ora, fintanto si viene intercettati da un paese alleato, non si pongono problemi seri per la nostra sicurezza, a parte la privazione della nostra privacy. Tuttavia, la assoluta destrezza con cui gli agenti USA sono penetrati nelle maglie della nostra sicurezza  ci fa capire come sia facile, per un esperto haker, violare i sistemi di sicurezza e venire in possesso di dati sensibili.
Perciò mi chiedo: cosa accadrebbe se paesi non proprio alleati  entrassero nella rete informatica strategica della difesa o di altri servizi fondamentali, penso alle centrali nucleari francesi e britanniche?
Non è recente la notizia che hacker cinesi abbiano tentato, a volte con successo, di violare database del Pentagono o di altri organismi strategici USA, con l'intento di carpire informazioni importanti sulle mosse del "nemico", così come fanno la CIA e la NCIS contro server cinesi.
Tutto questo dovrebbe far riflettere i vertici militari sulla necessità di incentivare le risorse per la cosiddetta Cyberwar, in vista dei futuri campi di battaglia digitali, nei quali si assisterà non soltanto ad una guerra di informazione, fatta di informazioni celate e/o informazioni rubate, ma ad una vera e propria guerra di inibizione di sistemi d'arma digitalizzati, con lo scopo di azzerare le capacità difensive avversarie così da poterle annientare senza pericolo.
Badate che quello che sto dicendo non riguarda scenari remoti o futuri. Tutto questo è reale ed è ormai alla base di una qualunque guerra moderna, non asimmetrica. Infatti, solo due anni fa, quando le tensioni tra Israele e l'Iran erano all'apice, Israele con l'Arabia Saudita hanno steso un piano per un attacco preventivo alle strutture iraniane per l'arricchimento dell'uranio  che sicuramente considerava un cyber-attacco ai sistemi radar iraniani per inibirli, con successivo bombardamento aereo delle stazioni SAM a terra.
Oltre alla cyber-guerra stiamo passando ad una guerra remotizzata, nella quale saranno sempre più usati i mezzi telecomandati, non solo via aria, ma anche via terra e  mare e, quelli più sviluppati fino ad ora, sono proprio i velivoli aerei senza pilota usati in primis per la ricognizione ed il pattugliamento (UAV/APR) ed ora anche per l'attacco al suolo (UCAV).
In questo settore, fortunatamente, sembra che i paesi europei non abbiano perso il "treno" ma si stiano spendendo in un progetto, chiamato NEURON, guidato dalla francese Dassault in joint venture con diverse aziende europee aerospaziali come la nostra Alenia Aermacchi, la Saab svedese e la EADS-CASA spagnola.
Il Neuron sarà un UCAV stealth capace di trasportare due bombe guidate e per il quale si sta cercando di sviluppare un sistema di navigazione non solo da terra, ma anche da bordo dei caccia europei di ultima generazione, come lo Eurofighter Typhoon, il Dassault Rafale e il Saab JAS 39 Gripen, per consentire il massimo della flessibilità e dell'operatività.
Oltre al Dassault Neuron, gli inglesi stanno sviluppando il BAE Taranis e gli americani sembrerebbero a buon punto con il loro Northrop Grumman X-47, che viene già testato per operare dalle superportaerei USA. Anche la Russia e la Cina stanno sviluppando programmi simili.
Per quel che riguarda velicoli terrestri e navali remotizzati, siamo ancora allo stato embrionale, specialmente per i mezzi via terra, vista la naturale complessità a costruire robot che possano muoversi velocemente su tutti i tipi di terreni. Al momento, i robot terrestri vengono utilizzati per sminare e fare ricognizione, mentre i loro parenti da combattimento sono ancora poco efficaci sui campi di battaglia moderni.
Per i robot navali sono in arrivo veloci barchini armati per il pattugliamento delle coste e delle strutture portuali, mentre i piccoli sottomarini sono utilizzati per la ricerca ed il soccorso ai sottomarini sinistrati, anche se c'è da aspettarsi, anche per questi dispositivi, miglioramenti per poterli impiegare in futuri teatri di guerra.
Una cosa è certa: i paesi dell'UE non possono permettersi di rimanere indietro in questi settori, sia per l'alta implementazione tecnologica che la realizzazione dei suddetti progetti porterebbe,  sia per rendere sempre più "sicuro" il compito dei nostri militari.
Voi cosa pensate di queste tecnologie ? Si ritorceranno contro di noi un giorno ?
What do you think about this technology ? Let me know in the comments.

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