Bentrovati a tutti, scusatemi per la lunga attesa, ma lo studio mi ha impegnato parecchio questi mesi.
Avendo oggi un pò di tempo, ho deciso di scrivere un articolo al quale stavo pensando da tempo.
Come avrete intuito dal titolo, affronterò il tema di un paese e di una crisi ormai dimenticata sia dall'opinione pubblica italiana e sia dal governo, la Libia.
La crisi è partita nel 2011 con la caduta di Gheddafi e l'instaurazione di un governo provvisorio che avrebbe dovuto traghettare il paese nordafricano verso la democrazia.
Tuttavia questi sogni si sono infranti pochi mesi dopo, quando le forze laiche e leali al governo provvisorio si sono scontrate con le forze islamiste che, nel frattempo, erano cresciute in seno alla rivolta contro il regime di Gheddafi.
Dagli iniziali scontri di quartiere tra esigui groppuscoli di miliziani, si è passati ad un vera guerra civile.
Nel 2014 lo stesso governo si divise e, mentre a Tobruk si rifugiò il governo laico-moderato ufficialmente riconosciuto dall'occidente, a Tripoli si insediarono le forze islamiche composte sia da fondamentalisti libici che estremisti islamici cacciati dai paesi limitrofi.
Fin dall'inizio, le forze governative furono appoggiate dalle milizie laiche libiche come i Zintan che, per circa un mese, hanno difeso l'aeroporto di Tripoli dagli islamisti, e dal ricostruito esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar che, autonomamente, ha lanciato un'offensiva per riconquistare Bengasi, caduta in mano agli jihadisti dell'Ansar al-Sharia e proclamato la nascita dell'Emirato islamico e affermato la loro fedeltà all'ISIS.
Al momento la situazione è abbastanza confusa, un pò per mancanza di informazioni, un pò per mancanza di interesse da parte dei media occidentali in genere e da quelli italiani in particolare.
In effetti, il nostro paese sembra essersi dimenticato del fatto che le nostre scorte di petrolio e derivati provengono proprio dalla Libia e che le nostre relazioni bilaterali con il paese nordafricano sono strategiche e di vitale importanza, sia per la nostra sicurezza che per la nostra economia.
Questa situazione, invece, sembra molto chiara all'Egitto di Al-Sisi che, infatti, ha deciso di intervenire direttamente appoggiando massicciamente le forze governative libiche con la sua forza aerea, poichè quella libica non è ancora stata ricostruita.
Tuttavia, lo stesso Al-Sisi a colloquio col nostro premier, durante la visita al Cairo, aveva espressamente auspicato un intervento italiano in Libia, ma dal nostro governo, a parte tante belle parole di vicinanza e solidarietà sono arrivate solo vaghe promesse, rimettendo la decisione di un qualche intervento per la soluzione del problema all'ONU/Nato. Tradotto, abdicando allo status di partner privilegiato della Libia.
La scusa implicita, ovviamente, è la crisi che attanaglia l'economia italiana, scusa che, comunque, non sembra valere per il contributo italiano all'operazione anti-ISIS, tra l'altro abbastanza marginale.
Il dato di fatto è che, un paese per noi così strategicamente importante come la Libia, non può essere lasciato nel caos, specialmente se abbiamo contribuito anche noi a causarlo ma, soprattutto, non possiamo permetterci di perdere il rapporto privilegiato che ci ha sempre legati, a favore di altri paesi alleati e, tantomeno, di lasciare indifese le nostre vie di approvvigionamento energetico.
Quindi più di preoccuparci dell'ISIS, che è già sottoposto alle "cure" di diversi paesi, concentriamoci su una realtà geo-politica molto più vicina a noi e, per molti aspetti, più importante.
Si pensi al problema immigrazione. L'intervento in Libia, si tradurrebbe in un'azione alla radice del problema dei flussi migratori, arrivati a livello ormai insostenibili.
Dal punto di vista economico inoltre, una operazione su vasta scala in Libia, non sarebbe gravata da costi di ridispiegamento in basi lontane extranazionali e, per di più, la nostra azione si svolgerebbe soprattutto con l'intervento dell'aviazione con bombardamenti mirati, e con un minimo dispiegamento di forze a terra. Le nostre forze speciali e alcuni piccoli reparti dell'esercito potrebbero essere di supporto all'azione principale sviluppata dalle forze governative libiche che, lentamente, stanno guadagnando terreno sui jihadisti ed islamisti.
Io mi auguro fortemente che il nostro governo decida seriamente di occuparsi della crisi libica per risollevare definitivamente le sorti di un paese per noi vitale, e anche per risollevare il nostro status di potenza regionale al quale non possiamo rinunciare.
Voi cosa ne pensate ? What do you think about ?
Fatemi sapere nei commenti, e a presto.